martedì 25 marzo 2008

Lo sapevate che...





Quanto segue è un breve riassunto di un paio di paragrafi del testo "PSICOLOGIA" di Peter Gray.

Sigmund Freud ha definito la maturità emotiva come la capacità di amare gli altri e di svolgere un lavoro che gratifica. Erik Erikson ha affermato che la capacità di stabilire relazioni improntate sull’intimità e su cure affettuose, e la capacità di trarre soddisfazione dal proprio lavoro, sono i compiti principali che ogni persona deve affrontare nelle fasi iniziali e intermedie della vita adulta. Alcuni psicologi ritengono che la maturità dell’età adulta faccia seguito a una sequenza predicibile di crisi, o problemi, a cui la persona deve dare soluzione, mentre altri sostengono che nella nostra cultura questa fase dell’esistenza sia estremamente variabile e imprevedibile. Ma secondo praticamente tutte le teorie proposte su questa fase dell’esistenza, prendersi cura degli altri e avere un’attività lavorativa gratificante, sono i due fili di cui è intessuta la trama della vita adulta…
…la nostra è una specie romantica. In ogni cultura di cui si è a conoscenza è descritta l’esperienza dell’innamoramento…studiando l’amore romantico nell’ottica dello sviluppo della persona, alcuni ricercatori sono giunti alla conclusione che esso sia simile nella forma, e forse anche nei meccanismi biologici sottostanti, all’attaccamento che i bambini molto piccoli sviluppano verso i genitori. In entrambi i tipi di relazione hanno un ruolo essenziale il contatto fisico, le carezze e il fissarsi intensamente negli occhi, e spesso sono comuni anche il cooing (categoria di suoni prodotti dal bambino intorno ai 2 mesi, che consiste in serie di vocali ripetute) e l’uso di un linguaggio infantile. Quando la relazione amorosa funziona bene, nei partner regna un sentimento di reciproca fusione e prevale un senso di esclusività, ovvero la sensazione che la persona amata non possa essere sostituita da nessun altra. I due partner si sentono più sicuri e confidenti quando sono insieme e lo stare separati può provocare segni fisiologici di sofferenza. Il legame emotivo non è semplicemente un sottoprodotto di gioie condivise; nelle coppie sposate da lungo tempo può esistere anche quando i due partner hanno pochi interessi in comune. A volte il legame rivela tutta la sua forza solo dopo la separazione o il divorzio o la morte di uno dei partner. In tal caso si osservano molto frequentemente gravi stati di ansia e di depressione, sentimenti di solitudine o di vuoto affettivo che non vengono alleviati neppure dalle premurose attenzioni degli amici più cari e da una vita sociale molto attiva. Come nella prima infanzia, anche nelle relazioni amorose dell’età adulta l’attaccamento si può classificare in:

1- SICURO- caratterizzato da senso di fiducia e benessere
2- ANSIOSO- eccessiva preoccupazione di essere o non essere amati dall’altra persona
3- SFUGGENTE- scarse espressioni di intimità o dall’ambivalenza nell’impegno

Nel Nord America, una quota compresa fra la metà e i due terzi dei matrimoni finiscono in un divorzio, e persino tra le coppie che non divorziano i matrimoni infelici sono molti. Perché certi matrimoni funzionano ed altri no? Per rispondere a questa domanda i ricercatori hanno condotto confronti sistematici fra coppie felicemente sposate e coppie il cui matrimonio è infelice.
La confidenza, l’impegno e lo stile con cui si affrontano i problemi sono sicuramente alcuni ingredienti fondamentali della riuscita di un matrimonio. Un dato che emerge costantemente da interviste e questionari è che le coppie felicemente sposate affermano di “piacersi” a vicenda e di considerarsi non solo coniugi, ma anche ottimi amici e confidenti. Nel descrivere le proprie attività entrambi i partner tendono ad usare più spesso il pronome “noi” invece di “io”, e attribuiscono maggiore valore alla reciproca interdipendenza che all’indipendenza individuale. Inoltre, ognuno di questi coniugi afferma di aver riversato nel matrimonio una notevole dose di impegno e di essere disposto a spingersi ben oltre che a metà strada con le mediazioni, pur di far sopravvivere la relazione ai momenti di difficoltà. Divergenze e discussioni sono frequenti nelle coppie felici come in quelle infelici, ma avvengono in modo più costruttivo. I partner delle coppie armoniose si ascoltano, prestando reale attenzione al punto di vista dell’altro; concentrano gli sforzi sul focalizzare il problema anziché sul volere “vincere” o dimostrare che l’altro è in errore; mostrano rispetto anziché disprezzo per l’opinione dell’altro; evitano di rinfacciarsi eventuali torti o offese subiti in passato e che non hanno alcuna attinenza con l’argomento su cui stanno discutendo; intercalano commenti positivi o battute di spirito nella discussione, allo scopo di alleviare la tensione.


È da molto che volevo pubblicare questo passo. Lo faccio solo ora perché prima non ne ho avuto il tempo!
Certo, quanto avete letto va preso con la giusta elasticità. Se non usate il pronome “noi” o se vi scannate a morte rinfacciandovi l’impossibile non significa che dobbiate separarvi dal vostro partner. Semplicemente, si è notato che, statisticamente, le coppie che funzionano hanno questi elementi in comune. Sarebbe bello avere una ricetta, un decalogo, un manualetto per perfetti ignoranti che ci istruisse su come scegliere la persona giusta e come tenersela vicino. Ma alla fine, perché rovinarsi il gusto di vivere ed utilizzare un manualetto?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

a quando un'analisi psicologica sul mondo dei single?che dicono i tuoi sacri testi su di noi?ooooni

Eraserhead ha detto...

"Sebbene sia vero che si finisce sempre per ferire la persona amata, è anche vero che la persona ferita sembra pronta a rispondere con gentilezza piuttosto che a ripagare con la stessa moneta nel tentatvio di ristabilire la forza positiva del rapporto. Ciò indica l'esistenza di una confortante possibilità : che gli individui tendano a comportarsi in modi che consentono di preservare la stabilità dei loro rapporti con gli altri."

Elliot Aronson - L'animale sociale