mercoledì 20 febbraio 2008

Simple Life




Marco pié lento, passo felpato e chilometri di cemento.
Cammina, cammina, deflettori per pensieri nel cervello, un sogno nel cuore.
Vento denso al gusto Marlboro, callo del polpastrello, ed una rima che finisce con amore.
Si chiede, domanda e dice: “da dove vengo, dove vado, dove andrò a finire, finirà, chissà?”
E gira e vota, vota e gira, bombetta, ombrello, cravattino e borsello di vero budello.
Una ventiquattrore, pensieri e parole, tanta roba stipata, per una vita che in fondo merita pure di essere ricordata.
Apre e osserva, quello si, quello no.
Cosa porti per una vita che sia tua, che sia felice che vita sia?
Cosa c’è?
Un caffè.
E poi che ci metti?
Un piatto di spaghetti.
Tanta carta, e inchiostro, e una sigaretta al bar con gli amici, risiko, camino e bicchiere di vino.
Il sole e l’erba e quella canzone bella che ti si spacca il cuore, anima e coratella.
E poi?
E poi quella ragazza stupenda, il suo profumo, il sorriso, odore di paradiso, ma anche quel bel seno che mi fa dormire sereno e la mia mano sul suo sedere, sodo, bello, e un centesimo per ogni suo pensiero.
Tutto qui?
Credo di sì. Un bacio, il suo, per chiudere tutto, per chiudere bene, ché la vita semplice è quella che vale la pena, la pena di vedere, la pena di vivere, di scoprire, che se proprio deve finire, me la voglio almeno godere.

lunedì 11 febbraio 2008

L'uomo. L'altro.




Mi scuso per la pausa lunga, ma tra gli esami, l'otite ed un pò di sano cazzeggio, non ho avuto molta concentrazione, ma eccomi qua!!!




“La vedi?”

“Si, la vedo.”

“Sai cosa significa?”

“Cosa vuoi che significhi, è una ruga.”

“Già, una ruga…ma prima non c’era.”

“Dove vuoi arrivare?”

“Idiota, tu te la senti quella ruga?”

“Beh…no, cioè, non la percepisco fisicamente.”

“Eppure c’è. Allora, dimmi, chi sei tu, quello con la ruga o quello senza?”

“Fa differenza?”

“Molta.”

“Diciamo che mi sento più giovane dentro rispetto a quello che appare.”

“Già, diciamo che stai invecchiando.”

“E allora?”

“Tu morirai. Invecchierai e morirai.”

“Saremo in due, se io affondo tu vieni con me.”

“Non farmi ridere, io sono altro da te.”

“Spiegati.”

“Prova a sorridere.”

“Ecco, fatto.”

“Hai notato niente?”

“No.”

“Rifallo.”

“Fatt…u-un momento…”

“Si?”

“Ti sei mosso in ritardo! Questo non è possibile.”

“E chi lo dice? Tu l’hai visto quindi esiste, ed esisto io, allo stesso modo in cui tu esisti.”

“Non è vero, se io mi sposto tu non esisti più”

“E come fai a dirlo? Se ti sposti, tu per primo non hai modo di vedermi, ma se ritorni qui davanti mi vedi…chi ti dice che io non stia sempre qui mentre tu non ci sei?”

“Non mi piace questo gioco.”

“A me si, e ti dico di più…ti sei mai chiesto perché certe mattine ti svegli di buon umore ed altre stai da schifo?”

“Vieni al punto.”

“Sei un uomo, ti lasci condizionare…tutti voi siete così, basta sorridere e lo fate anche voi…uno sguardo storto ed ecco che mettete il broncio…avanti, chi sorride per primo al mattino, io o tu?”

“Questa conversazione non può essere vera, io…io sto sognando.”

“Sei tu a sognare me o io che sogno te?”

“SMETTILA! Io e te siamo la stessa cosa!”

“Povero piccolo, stai tremando…ma io sono immobile, sei ancora convinto che siamo la stessa cosa?”

“SMETTILA!!!”

“Di fare cosa?”

“Di parlarmi!”

“Allora ammetti che stiamo parlando, e con chi staresti parlando?”

“C-con te…”

“Ma se sei stato tu a dire che io sono te…”

“Basta!!!”

“Ammettilo…sei pazzo.”

“Non sono pazzo.”

“Ah, ah, ah…si che lo sei!”

“N-O-N S-O-N-O P-A-Z-Z-O!!!”

“Andiamo, cosa vorresti fare con quel rasoio?”

“Non sono pazzo!”

Il taglio fu netto.
La gola, recisa da parte a parte.
Lo trovò la moglie qualche istante più tardi, dopo aver sentito il tonfo nel bagno. Le sue ultime parole:

“Non sono pazzo…t-ti amo.”

Lei si sollevò da terra, le mani sul lavandino e le lacrime negli occhi. Alzò lo sguardo verso lo specchio e per un attimo giurò di aver visto l’immagine riflessa del marito che ghignava maligno.