mercoledì 21 novembre 2007

-THE BAND- sottotitolo: DONKEY RACE - (Parte uno)




- Si…Si…ancora, muoviti di più…oddìo!!!-

- Ahhhh, Ahhhh…sei fantastica!-

- Gesù, non ti fermare!!! –

“Driiin…Driiin…Driiin! –

- Scusa tesoro…
Pronto? Hei Tom, ma no che non mi disturbi, dimmi…le prove? Così, su due piedi?
Ma certo, dammi dieci minuti, il tempo di prendere il basso e vengo! –

“click!”

- Amore, perdonami ma mi hanno fissato le prove col gruppo all’ultimo momento, devo andare… -

- ma…ma…Jack!!! Non dirai sul serio?! –

- Oh, Kim, lo sai che abbiamo un concerto importante tra una settimana…scusa eh, ti chiamo
dopo…-

- JACK!!! TI ODIOOOO!!! –

“slam!!!”

Salve! Questo sono io, Jack Miller, anni venticinque, alto atletico…avete presente Brad Pitt? Beh, non c’entro nulla, sono moro con gli occhi scuri, ma me la cavo lo stesso. Studente a vita di economia ed una sola passione (tralasciando le donne): la musica, o meglio, il Rock!
Bassista giocoliere dalla pizzicata acrobatica, mi muovo su e giù per il manico come un ragno sulla sua tela, stacco padiglioni auricolari a suon di slappate e, se permettete, posso infilarmi languido sotto le vostre gonne con note tonde, calde, umide e succulente.
La mia vita ruota tutta intorno a quello che per me è come una religione, un’idea, un dio da venerare, un pensiero innato, una categoria della mente: la mia band.
Di gruppi ne ho passati tanti, sapete, sono abbastanza richiesto come bassista, ma questo è quello definitivo, quello che mi porterà a calcare i palchi più prestigiosi, quello che mi darà la fama, in definitiva, quello che farà avverare il sogno di fare del rock la mia vita.
Noi siamo i Donkey Race!
Un gruppo è un po’ una setta, e come tale è composto di persone che pensano e agiscono all’unisono, mossi da un ideale comune e pronte a dare tutto per questo.
Ecco, quello che ho appena detto è ciò che ho sempre pensato e che pensavo fino ad un anno fa.
L’avvenimento che si è verificato in quella data, meglio, come siamo arrivati a quello che è successo ve lo racconterò con calma, ma procediamo per gradi.
Come dicevo, un gruppo è fatto di persone, ed è giusto che ve le faccia conoscere.
Tom Luke, newyorkese fino al midollo (dimenticavo, siamo tutti della grande mela!), scaltro, beffardo, la Fender Stratocaster è stata disegnata per finire tra le sue mani. Delle leggende metropolitane narrano che alla sua prima esibizione live si sia scolato una bottiglia di Gran Marnier per poi vomitarla sul pubblico. È l’amico che tutti vorrebbero, l’amante che tutte le donne desiderano e, non da poco, ha il tocco.
Il tocco è quel qualcosa che non ti insegnano a scuola, ma ti nasce da dentro; è quel feeling che instauri con le corde fino al punto che sono loro ad implorarti per essere pizzicate, stirate, fatte vibrare a morte. Il tocco ti entra dentro e ti scruta, e dopo che ti ha rivoltato come un calzino, sei pronto a chiedere il bis.
Chitarra e coro del gruppo, ma in realtà è l’anima pulsante che dona vita a tutte le nostre canzoni.
Per la cronaca, studia marketing con ottimi risultati, cosa c’entri questo col rock sto ancora cercando di capirlo.
Matt Rude, in lui ebano e avorio vivono in perfetta armonia.
Eclettico, sperimentatore e gran rompicoglioni. Se avete una sorellina a cui volete un minimo di bene, non presentategliela. Passa dalle atmosfere acide al virtuosismo con la disinvoltura di una troia che ti sfila le mutande, anche se non sempre è altrettanto piacevole. Lui è il promoter, l’impresario, il manager e il fattorino, se c’è da farsi il culo, lui è già lì ad abbassarsi i pantaloni.
Gestisce una bettola chiamata “Rock’s ass”, il classico posto dove si fuma, si beve, si beve e si fuma e, se hai culo, ti rimorchi qualche battona che fuma.
A volte mi chiedo “perché lui?” ma vi assicuro che come tastierista è insostituibile.
John Philip, pistone, biella ed albero motore dell’intera band. Campa dando lezioni di batteria, ma da quando ha rotto una bacchetta sul braccio di un allievo che si trovava sempre al contrario rispetto al tempo, non ha una grande clientela.
Se non fosse per lui non suoneremmo, beh, non perché sia il miglior batterista del mondo, ma perché è l’unico che capisce qualcosa di elettronica, io, personalmente, so solo attaccare il jack al basso, il resto è noia.
Silenzioso per indole, sempre alla ricerca della donna perfetta, che ovviamente non troverà mai.
Donne, non vi accalcate per provarci, è talmente imbranato che l’unica soluzione sarebbe mandargliela tramite UPS, ma in quel caso potrebbe respingerla al mittente.
Se proprio volete qualche ora di sesso pornografico potete rivolgervi a Simon Lab, il cantante.
Lui sì che è un maiale di quelli da oscar ma, è tanto porco quanto tenero. È il papà del gruppo, quello grande, il trentenne. Gestisce una stazione di rifornimento, cosa che rende, ma è abituato ad infilare i verdoni nei tanga delle spogliarelliste, quindi, è in bolletta perenne. Voce calda, suadente, mistico incrocio tra “The Voice”, “The King” e lo spazzino che fischietta tra sé e sé di notte.
Diciamo che come frontman non è il massimo della scioltezza, ma con tre-quattro litri di birra il gioco è fatto.
Beh, che dire: voce, chitarra, tastiere, basso e batteria, il gruppo perfetto.
Ma il destino non la pensava così…

lunedì 19 novembre 2007

PUBBLICITA'...(ma quanto mi piace suonare?)




Allora, che io suoni il basso pare che lo sappiate già!
Ultimamente i miei rapporti con le band vanno stranamente, ci sono dei gruppi storici con i quali, non so bene perché, non si conclude molto, e dei gruppi novelli, non troppo vicini per indole a quello che è il mio vero animo musicale, con i quali, invece, si cammina alla grande.
Proprio per quest'ultima categoria, vorrei segnalare i KIDS WANNA ROCK...
Trovate il collegamento per la pagina MySpace nella colonnina dei link posta qui a fianco.
Questo è un gruppo nel quale sono entrato quasi per scherzo, non nel senso che io ci suoni alla meglio e peggio, ma proprio perché la cosa è stata buttata lì quasi per gioco, ed eccomi subito a provare con loro e a fare serate.
Sempre per gioco, mi sono trovato a registrare la demo e, ancora per gioco, me la sono vista piazzata sul internet insieme a foto che mi ritraggono...ancora per gioco, leggo che in tre giorni abbiamo avuto oltre quattordicimila visite!
Vogliamo giocare ancora? Sembra che in Italia non ci siano cover band ufficiali di Bryan Adams.
Ciò ovviamente non significa niente, sono undici anni che suono in vari gruppi ed ormai non mi meraviglio per così poco, non mi sono meravigliato nemmeno quando mi sono trovato al telefono con produttori che commentavano la musica del mio gruppo...la cosa che mi preme sottolineare è che mi fa piacere!
Mi fa piacere perché sono dei ragazzi che riconoscono la mia bravura (quando ci vuole ci vuole) e mi ascoltano, mi chiedono, ma che comunque non pendono dalle mie labbra, sono un bel gruppo...oddìo, lavorano come dei muli, non mi concedono nemmeno la sacrosanta pausa sigaretta durante le prove, ma va bene così!
Venerdì prossimo dovremo suonare in un pub qui in zona, nulla di che, è un locale nel quale ho suonato con altre tre band, ma spero che vada bene, dove per "vada bene" intendo "spero di divertirmi", ma so che accadrà.

Da quando ho preso il basso in mano ne è passato di tempo, ho sudato sullo strumento, a volte ci ho pianto, altre ci ho parlato, è un rapporto che va da un sedicenne insicuro di sé che inforca un basso, ad un insegnane, noto jazzista di fama internazionale, che preme per convinermi a mollare tutto e dedicarmi solo alla musica, perché è convinto che io abbia talento, ma questa è un'altra storia, forse un giorno ci scriverò sopra, per il momento sto cercando ancora di digerirla...
Beh, se siete dalle parti di Atina il 23, vi offro una birra!!!

lunedì 12 novembre 2007

L'uomo che sapeva piangere




Mario è un errore.
Rifiuto ideale da cassonetto differenziato per il frutto del peccato.
Questo lui lo sapeva, ma preferiva pensare di avere così tanta voglia di vivere da abbattere il muro dell'amore protetto.
Oggi Mario ha quarant'anni, cranio catarifrangente e fegato galleggiante.
Ha l'aria da uomo vissuto nel fumare Marlboro rigorosamente nel pacchetto morbido, proprio quelle che devi dare una schicchera per farne uscire una.
Roma sotto Natale trasforma i tubi di scappamento in camini ardenti e quel barbone vicino le poste di Piazza Bologna sembra un pastorello in attesa di una buona novella che non arriverà mai, tanto vale consolarsi con un novello di quelli che con le castagne calde è la morte sua.
Mario lo guarda e non ci fa caso, non per cinismo, ma perché ha in mente tutti i discorsi che vorrebbe fare ai suoi amici, tutte le carezze che vorrebbe dare alla sua donna...ma a volte la vita è strana, a volte capita di nascere anche se nessuno ti ha voluto e per uno scherzo del destino continui a vivere senza che nessuno ti voglia.
E per non pensarci Mario scappa dal freddo di dicembre e corre sulla Salaria, dove vendono l'amore caldo all'etto, che puoi vivere senza pane, ma l'amore non te lo regalano, e allora te lo devi comprare.

"Quanto?" - il prezzo lo conosce, ma Mario è uno educato. -

" Trenta bocca e figa, per il culo vai da più avanti"

"Va bene, sali..."

Mario percorre pochi metri, il tempo di accostarsi un pò.

"Ma come, ti fermi qui dove possono vederci tutti? Sei proprio un maialino!"

"Per quello che dobbiamo fare non importa se ci vedono...voglio solo parlare, vuoi ascoltarmi?"

Lei non è stupida e sa leggere bene tra le righe, chiude le gambe da gran signora e si gira verso di lui, l'apparenza mostra una battona della Salaria ed uno che va a puttane, ma a ben vedere sono un uomo e una donna, quanto basta per sentirsi vivi.
Mario si sente a suo agio e capisce che non ha senso parlare, meglio lasciare la scena alle lacrime che sono molto più eloquenti e danno soddisfazione.
Il sapore salato si mischia al profumo di lei, sa di lenzuola fresche e dopobarba da due soldi, mix letale per menti tenere e ingenue.
Lei prende un fazzolettino, che devi sempre uscire con i ferri del mestiere, ma quella sera servono per qualcosa di diverso, dolce e pulito.
Lui ringrazia e sorride, fa per prendere il portafogli, lei lo ferma ma poi ci pensa bene...
Mario è contento di pagare, saluta, fa scendere la donna e se ne va leggero.
Lei prende i trenta euro, ma non è una puttana avida.
Trenta euro da mettere nel reggiseno, non nella borsetta insieme agli altri.
Trenta euro per ricordarsi di quell'uomo che sapeva piangere.
Intanto arriva una nuova auto.

"Quanto?"

"Trenta bocca e figa, per il culo vai più avanti"

"Va bene, sali..."

Lei lo guarda, non ha gli occhi di Mario e nemmeno il suo sorriso dolce.

"Prima di andare...ma tu piangi?"

"Io? certo che no!"

"ok, senti, vai più avanti, io oggi stacco prima."

Stringe i trenta euro tra le dita e pensa a lui...
Quella sera, sulla salaria è stato venduto l'amore, quello vero.

martedì 6 novembre 2007

Smarrimento




Qualunque cosa Paul stesse cercando ignorava che non l’avrebbe mai trovata.
Almeno non del tutto.
Non perché fosse qualcosa andata perduta o deteriorata, non perché per qualche scherzo del destino l’avesse messa chissà dove, no.
Semplicemente, quella cosa era nella sua mente, in un punto remoto, nascosto, al sicuro.
Attendeva in silenzio, al buio. Seduto su una poltrona, le gambe larghe e la testa bassa.
Provava a concentrarsi, a capire, a ricordare, ma le poche informazioni che aveva rendevano le cose maggiormente offuscate.
Percepiva uno strano odore dolciastro venire da ogni angolo di quella che doveva essere una stanza, era forte, pungente, a tratti nauseante. Cercava di capire che cosa fosse, aveva l’aria stranamente familiare ma non riusciva a pescare un nome da attribuire a quella sensazione, l’unico indizio che gli sembrava d’aiuto era un ricordo, quello di quando da bambino cadde dalla bici tra i rovi e se ne andò tra lacrime e sangue.
Cercò ancora di concentrarsi, questa volta sul silenzio, innaturale, morto, tetro, rotto dal suo respiro stranamente affannato, sulle prime era più simile a quello di una bestia feroce appena ferita, ma col passare dei minuti diventava sempre più lieve.
Si chiese a cosa fosse dovuto quel fiatone, ma come provava a ricordare la testa si faceva stretta e il cervello pulsava scalpitante dentro quella scatola piccola.
Benché fosse buio pesto non aveva le forze di attivarsi ed accendere la luce, oppure aprire una finestra, tanto era il senso di svuotamento e la stanchezza. Si sentiva consumato, leggero, aveva la sensazione che le gambe si sciogliessero sul pavimento, come in una tremenda estasi orgasmica.
Ma non aveva la soddisfazione del coito, si sentiva perso, indifeso.
Le immagini non ci misero molto ad arrivare, il buio fu velocemente ferito da visioni, come un flash improvviso.
Rosso, denso, liquido.
Era sangue.
Lo vedeva ovunque, schizzava a fiotti sulle pareti, colorava il suo volto, imbrattava le sue mani.
Ancora immagini.
Questa volta di sorrisi sdentati e grondanti plasma rossastro, saliva e lacrime salate.
Vedeva ventri squarciati e budella rosee rovesciarsi al suolo come una pentola di spaghetti.
Riusciva perfino a sentirne lo spiattellamento a terra, lo sciacquettare tra membra e liquidi.
Poi vide un riflesso, una luce bianca e pura a fendere il buio.
Strinse gli occhi, c’era qualcosa di familiare in quella luce, cercò di vedere meglio, ed apparve.
Quello che vide fu il suo volto riflesso in una lama di pugnale, la faccia deformata in un delirio di rabbia, la bava alla bocca, piccoli punti di sangue creavano strane figure sulle sue guance.
A quella vista Paul balzò in piedi e con fare deciso si mosse nel buio, come se d’un tratto sapesse benissimo dove si trovasse.
La mano si posò decisa sull’interruttore.
Luce.
Chiuse gli occhi per difendersi dal bagliore e li riaprì con calma.
Lo stomaco indietreggiò con violenza mentre gli occhi sgranarono fino a strapparsi ed un violento conato di vomito lo fece accasciare al suolo tra i liquidi che aveva vomitato.
Si guardò attorno e ciò che vide fu mostruoso.
Membra, sangue e membra sparse ovunque in quella stanza.
I resti di quelli che dovevano essere dei corpi giacevano ovunque, il sangue sulle mura, per terra, sui mobili.
Vide denti e dita e orecchie formare un quadro cubista sulle mattonelle grigie.
Completamente in ginocchio posò le mani a terra ed il freddo delle piastrelle, come un getto d’acqua piovana, lo svegliò dall’orrore e vide ancora.
Questa volta notò le sue mani, completamente rosse, i suoi vestiti lerci di sangue e quel coltello sul pavimento.
Ma l’orrore vero doveva ancora arrivare, ed arrivò quando comprese che i resti che lo circondavano appartenevano a due persone precise: sua moglie e sua figlia.
Indietreggiò in lacrime fino ad urtare un grande specchio, si girò di scatto e si vide.
Vedendosi capì, o meglio, ricordò. Ricordo di aver compiuto il massacro ed in un attimo si rese conto che non avrebbe mai trovato ciò che cercava, non l’avrebbe più riavuta indietro e sarebbe stato condannato per il resto della vita a cercarla; la sua ragione.

It's a new dawn, it's a new day...



Eccomi qui a scrivere dalla mia nuova postazione, cioé una stanza singola in un appartamento sito a L'Aquila!
Nuova avventura, nuova vita, nuovi impegni, nuove preoccupazioni, nuove paure, nuove responsabilità, nuove esperienze, nuove conoscenze, nuovi studi...l'unica cosa che non è cambiata è Il Gabbrio, ma si sa, tutte le esperienze forti, che siano belle o brutte, portano a dei cambiamenti, ed anche IlGabbrio, alla fine, ne uscirà diverso, spero migliorato!
Per il momento non ho grandi impressioni, sono ancora frastornato dal mini-trasloco, solo sistemare i miei capi d'abbigliamento è stato faticoso, per chi non lo sapesse, nutro particolare attenzione a come mi vesto (per fare un esempio, ho 23 camicie!), ma non giudico le persone da come si vestono, è semplicemente un'esigenza di star bene con me stesso, ma sto divagando......quindi, sistemare tutto con cura è stato impegnativo, e poi, rifatti il letto, con un botto di coperte (qui fa freddissimo!!!), sistema i libri, la scrivania, le foto della mia ragazza e degli amici, e tutto il resto, la ps2, ovviamente. Manca una cosa che non deve mancare, ma non avevo spazio per portarlo in macchina: uno dei miei bassi! Ma venerdì tornerò a casa, quindi devo RESISTERE solo qualche giorno senza suonare (cosa impossibile per me!).
Spero che l'aria fresca mi faccia scrivere nuovi raccontini, e spero che vi piacciano...domani proverò a scrivere qualcosa...sono orientato sull'horror, ma è perché sono reduce dalla Terza madre di Dario Argento (se non c'era la figlia a recitare era pure un bel film!), quindi mi asterrò dall'horror : )
A presto, con qualche riga, speriamo bella!