mercoledì 28 gennaio 2009

Cover Man




“Farò quello che mi pare.”

Non era un granché come risposta ma almeno gli valse una nottata sudata, di quelle che il mattino dopo le faresti una foto col cellulare per tirarti su nei momenti grigi, ma il cellulare non esisteva e toccava guardarsi a lungo per non dimenticare.

Gli anni erano passati come legna nel fuoco e Giacomo si immetteva nel viale di casa, uguale a quello del vicino. Guardava la villetta uguale a quella del vicino ed entrava in macchina, stesso modello del vicino. Quest’ultimo, però, aveva una moglie da prestazioni agonistiche e dalla quale guardarsi le spalle…ecco, questa non era uguale, infatti se la trombava Giacomo che moglie non aveva.
Parcheggio dipendenti, caffè, cornetto, ritardo e ramanzina del capo, uguale per tutti.
Mensa, tutti insieme.

“lo mangi quello?”

“No ché ho i trigliceridi alti.”

“Cazzo, anche io!”

Anche le analisi, uguali per tutti.
Ma Giacomo in fondo era diverso, certo, si era fatto crescere un po’ di barba ma il fisico asciutto e il capello biondo non sbagliavano un colpo, marines metropolitano e consumatore di nostalgia a buon mercato.
Da bravo Dr Jekyll a quattro corde si divertiva nel trasformarsi in Mr. Sting, spalleggiato dai signori Copeland e Summers.
Questione di poco che nel mondo ci siano centinaia e centinaia di cover band uguali, col repertorio uguale e uguali fans, tanto, mica suonano tutti insieme.
Sicuramente tutta questa bella gente non stava suonando in un localaccio della Tiburtina. Quella sera, lì, c’era Giacomo.
Aveva mani da muratore al posto del cuore ché la gente viene a sentire te ma non è lì per te.
Queste sono sottigliezze che vanno considerate, masticate e digerite perché quando cambi anche solo una nota che non sia tua rischi di inciampare negli sguardi del pubblico.
Suona la campana:

“…Walked out this morning
Don't believe what I saw
A hundred billion bottles
Washed up on the shore
Seems I'm not alone at being alone
A hundred billion castaways
Looking for a home…”

Poi gli occhi di lei in fondo sala, a tradimento come una stangona di nome “Antonio”.
Quel sorriso e quella domanda che gli valse una notte sudata, per fortuna non c’erano i cellulari.

“Farò quello che mi pare.”

Passaggio da Mr. Sting a Dottor Giacomo soloandata con i compari lasciati a boccheggiare note mute.
Scena vecchia anche questa comunque, uguale alle altre.
E Giacomo attraversava il silenzio del locale con grandi spalle.

“Mezza birra in bottiglia, un foglio di carta e una penna per favore.”

Poi la guarda per bene, senza dire.
Message in an Heineken da leggere a casa, lontano da Giacomo.
Quel foglietto le strapperà un sorriso e tanta voglia di rivedere quell’omino uguale, più di tutti gli altri, al sé stesso di tanti anni fa.