domenica 1 luglio 2007

02- Andrea C.- C'è tempo per morire




Kuntz è un ingegnere, e come tale ha un approccio alquanto scientifico verso i problemi della vita, anche i più banali.
Infatti: “è una cosa difficile da farsi, ci vuole impegno, dedizione, occhio, sangue freddo ed una certa conoscenza della fisica e delle dinamiche dei fluidi”
Questo è quello che stava pensando Kuntz al mattino, riferendosi alla difficoltà oggettiva insita nel tentare di fare centro nella tazza del water, con gli occhi ancora chiusi dal sonno.
Fu proprio quella mattina che Kuntz, dopo essere riuscito a centrare il buco, tornando in camera, ebbe un’amara sorpresa.
Pensava di ritrovare nel letto la sua ragazza, di vederla dormire con un mezzo sorriso che sicuramente l’avrebbe trasformata in una fata, quel sorriso dolce, capace di fermarlo per un po’, sul posto, a riflettere su quanto fosse fortunato ad avere qualcuno con quel sorriso nel proprio letto.
Qualcosa, però, andò diversamente.
Nulla di quello che gli si mostrava poteva lontanamente somigliare alla sua ragazza.
Quello che vide fu un orrendo, fetido e raccapricciante mostro: gli occhi vitrei, la postura curva, lo sguardo totalmente assente, la bocca completamente aperta e grondante bava.
Si muoveva a scatti, lentamente, non riusciva a pronunciare qualcosa che fosse diverso da un rantolo, un verso cupo e gutturale, freddo, lontano.
Kuntz, sgranò gli occhi e subito ebbe l’istinto di afferrarla, di chiederle come stesse, di urlare il suo nome, ma proprio in quell’istante, ciò che prima era la sua ragazza lo aggredì, cercando di mordergli il braccio. Sentì il corpo di quel mostro appoggiarsi famelico al suo. Lo guardò per un istante e il ribrezzo, la paura, forse un destato istinto di sopravvivenza, gli fecero fare ciò che era più giusto: la scaraventò contro il muro con tutta la forza che può avere un robusto ragazzo di un metro e novanta, forse più.
L’urto fu fatale, non tanto per la spinta, quanto per la caduta di testa contro lo spigolo del mobile.
Era perfettamente visibile lo squarcio in piena fronte, dalla sezione triangolare, l’interno era scuro, buio, come un mondo sconosciuto e terrificante, sarebbe sembrato vuoto, se non fosse stato per l’abbondante sangue purpureo che fuoriusciva copioso da quella ferita e si allargava sul pavimento, colorando la stanza di morte.
Kuntz, che ha un approccio razionale alle cose, rimase composto, anche mentre quello che era la sua ragazza giaceva senza vita in quell’involucro fetido, e meccanicamente si vestì, con la vitalità di un automa.
Prese le chiavi dell’auto, la sua macchina fotografica ed uscì di casa.
Una volta uscito, la brezza del mattino gli congelò l’unica lacrima che riuscì ad emettere.
Evitò di prendere l’auto e si allontanò solo per le strade, deserte…
Ovunque, i colori della desolazione avevano preso piede, auto abbandonate per strada, cartacce mosse in un’assurda danza dal vento e quell’odore, odore di morte.
Scattò qualche foto, così, con l’occhio di chi non comprende il perché delle cose,e adagio continuò per la sua strada.
In quel momento sentì di nuovo quel rantolo, ma era più grasso, feroce e vorace.
Fece per girarsi, col petto immobile ed il fiato intrappolato nei polmoni.
Il cuore batteva ritmi assurdi, il vento lo accarezzava dolcemente, facendolo rimanere lucido quanto basta.
Ce n’era un altro: alto, robusto, la stessa espressione assente e la stessa bocca schifosa.
Aveva un morso all’altezza del trapezio, era grande, profondo e dai bordi rosso vivace, ma non sanguinava. La bestia immonda si avvicinava a passo lento, con le braccia tese, il movimento irregolare e la bocca famelica.
Kuntz rimase fermo, pensava alla sua ragazza, alla fine che aveva fatto e per un attimo desiderò raggiungerla, lo desiderò con tutto se stesso.
La desolazione, l’odore di morte, l’idea di essere l’unico essere umano rimasto in vita lo schiacciarono al suolo, impotente e rassegnato.
Volle la morte, la desiderò col cuore e col pianto di un bambino.
Decise di non opporre resistenza, lo decise proprio quando la bestia era a pochi passi da lui.
Solo una cosa, una foto, l’ultima.
“Flash”
In quell’istante Kuntz assistette all’agonia di un mostro, lo vide contorcersi e dilaniarsi al suolo.
Si agitava frenetico, le mani a coprirsi gli occhi e le gambe roteanti, in una danza zoppa.
Pochi minuti gli ci vollero per morire del tutto.
Non ci volle molto per capire che era stata la macchina fotografica ad uccidere quell’essere, non era stato il caso, non un colpo di fortuna, no, era stata la macchina.
Girò per tutta la giornata, facendo strage di mostri, si sentiva un eroe…e forse lo era.
Il pensiero della morte era lontanissimo, ora voleva vivere, aveva trovato uno scopo.
Ad ogni scatto assassino gli sembrava di vendicare la sua ragazza, uccidendo quei mostri aveva come la sensazione di restituirle un minimo di dignità di essere umano.
Si fermò un po’ su di una panchina, era lì a pensare, quando sentì un passo.
Si girò inforcando la macchina ma quello che vide fu una sorta di miraggio: un essere umano, uno vivo, ed anche lui impugnava una macchina fotografica.
I due si capirono al volo, anche se non lo sapevano avevano molto in comune.
“piacere, io sono Kuntz…”
“il piacere è mio, mi chiamo Sistemalimbico, ma tu puoi chiamarmi Balé”
“anche tu hai capito come ucciderli, vero?”
“Si…è stato un caso, quasi ci rimanevo secco…”
“Anche io, e pensare che volevo morire, sai, la mia ragazza è diventata una di loro…”
“Capisco…ma ora devi venire con me…”
A quel punto Kuntz lo guardò con aria interrogativa, capì subito che Balé sapeva qualcosa e con un fiato di voce:
“Venire?...”
“Certo, dietro questo sfacelo c’è qualcuno, c’è sempre qualcuno…”
“E tu sai dove andare?”
“Si, è un essere malefico, senza scrupoli, solo lui può aver architettato tutto questo…”
“C-cosa…ma di chi parli?”
“l’essere più spietato della terra, il Cellone…ma ora non ce tempo, è ora di porre fine a tutto questo…vieni.”
Così i due si allontanarono verso il tramonto, con le loro macchine fotografiche, inseguendo un destino di pietra.
Kuntz guardava il suo compagno di viaggio, sembrava avere una lunga storia nascosta nel cuore, voleva chiedere, sapere, ma rimase in silenzio, pensò di risparmiare fiato, per la prossima battaglia.

14 commenti:

Cirincione ha detto...

cacchio, bella l'immagine di riferimento... ora mi leggo il tuo raccontino...

Il Gabbrio ha detto...

Grazie, potrai non capirci molto, perché fa parte di una serie di raccontini dedicati ai miei amici, quindi, molti riferimenti li potranno capire solo loro!

Cirincione ha detto...

Letto, il ritmo è molto incalzante. E' curiosa la machinetta come arma. E' previsto un seguito? Io ce lo vedo bene!
p.s. hai qualche amico che ha scaraventato la ragazza contro il muro?

Il Gabbrio ha detto...

hem...no per fortuna nessuno ha mai scaraventato la ragazza contro il muro...che io sappia...semplicemente sono due appassionati di fotografia, e sono anche bravi, trovi il loro link nella colonnina a sinistra, sono Kuntz e Sistemalimbico!

Grazie per i complimenti, bello!!!

Anonimo ha detto...

Lo sapevo che c'era il Cellone dietro tutto questo! Lo sapevo! :D
Grazie per avermi dato una piccola parte nel racconto... è veramente carino e mi sono sbattuto leggendo i pensieri di fronte alla tazza del cesso: mi ha fatto pensare a Pennac come stile (tra l'altro molto amato dal Cellone, così come Romero! ah, il caso!).

Ciao bello, un saluto a te al protagonista del racconto! Vai kuntz, flashali tutti! :D

Anonimo ha detto...

Errata Corrige:
ovviamente era "...a te e al protagonista..."

Il Gabbrio ha detto...

Grazie per i complimenti, è stato scritto in tre riprese e la cosa ha risentito dei vari stati d'animo, quindi il risultato è qualcosa a cavallo tra l'horor e l'umorismo...almeno credo...quanto al Cellone, beh, solo lui poteva esserci dietro un'ondata di zombies!!!
Per la tua partecipazione, ti ho dato un piccolo omaggio, considerando che sei l'ultimo della lista in ordine alfabetico...
Grazie di nuovo, ciao bello!

Anonimo ha detto...

mmm...in effetti mi piacerebbe fare un salto fino a Undead!!! Cmq, ok che sto studiando notte e giorno e mi sento un po' affaticata..ok che al risveglio non sarò proprio una principessa..ma "gli occhi vitrei, la postura curva, lo sguardo totalmente assente, la bocca completamente aperta e grondante bava"...oddio...mi sembra un po' eccessivo...no??!!! :oP E tu Andrè..non ti pensare che te la passi liscia x avermi uccisa così..adesso lo sanno tutti che c'ho la testa vuota..e senza nemmeno portarmi prima la colazione a letto!! ahhhh..non c'è + religione..cmq confesso che mi sono zombiezzata xchè ho inalato polvere di basetta di cellonesca provenienza!! GULP..l'ho detto!! ..e vogliamo parlare della imago mentis dei due pseudo-mignolo&prof che si allontanano con fare apocalitto con i contorni delle loro figure tremolanti verso l'orizzonte porpora di tramonto!!?? Un brivido mi assale pensando al genere umano nelle loro mani..nient'altro che l'alba dei morti viventi su flikr!! Che dire..preferisco il genere della parte iniziale, ma il racconto mi piace!!! Nice!!

Il Gabbrio ha detto...

Grazie Sorona-marmittorsa...
sono convintissimo che nella parte della non morta tu stia benissimo...ma ti preferisco da viva!!!
sul fatto che tu abbia gradito di più la parte iniziale, beh, devi arrenderti al fatto che non ho una vena comica pronunciata, anzi...quindi, se capita tanto meglio, io faccio il possibile!
ciao e un bacio!

Anonimo ha detto...

finalmente ho avuto il tempo di leggerlo... bello.. grazie per averti eretto a uccisore di zombi.. certo nn uso la pistola con il solito colpo alla testa... ma diciamo che mi posso accontentare :P:P... beh che dire.. spero che questa storia avrà un seguito vorrei tanto capire cosa mi passa per la testa :D... cmq come horror secondo me è ben fatto fino alla fine... incontro pure il balenco ahahahahahhahahaha... battutaccia!!! :P:P.
PS. hai fatto un errore di battitura quando il balenco pronuncia l'ultima frase.. stai attento che se lo scrivi su una sceneggiatura vera l'attore protrebbe provare a pronciarlo :D:D:D

Il Gabbrio ha detto...

Grazie, sono contento che ti sia piaciuto, anche se non ero molto in forma nei giorni in cui l'ho scritto...
sull'errore di barritura, hai ragione...ma anche tu ne hai fatti, nel commento, vero? ; )
Molto probabilmente ci sarà un seguito al raccontino...non so quando, ma credo che ci sarà...
Grazie di nuovo bello, ciao!

Il Gabbrio ha detto...

oops...ho scritto barritura...ovviamente intendevo battitura, ah...

Anonimo ha detto...

..FANTASTICO!!!
..è bello l'inizio che si fa leggere tutt o d'un fiato sotto l'aleggiare dell'orrido e del momento "nuovo" che deve giungere ...
....e poi...SORRISO a Go Go!! quando si compone la coppia letteraria:D del secolo
;;;;; (tutto sootto l'ombra del cellone..) ;;;;;;;;;
good write e a presto,, ma proprio presto perchè tra dieci gg sono a casa con una gran voglia di suonare in giro..
.marco.

Il Gabbrio ha detto...

Grande...Grazieeee!!!
Una cosa solo, ma per lasciarti un commento su my space devo registrarmi ed essere nell'elenco dei tuoi amici, giusto?
Complimenti per il tuo sito e per tutti i tuoi impegni, in bocca al lupo per tutto!!!
A presto bello!!!